So che per gli spano-parlanti uno dei punti un po' complicati della scrittura italiana è come funzionano i grafemi, i segni alfabetici C e G. Questi due segni, come in spagnolo, possono rappresentare fonemi diversi, ma poi il funzionamento non coincide con lo spagnolo. Soprattutto il problema è il rapporto tra fonema e segno grafico quando la vocale che accompagna è una E o una I. E quindi anche a livelli non proprio iniziali ci si può confondere. Cominciamo col dire che in italiano questi due grafemi possono corrispondere da una parte a dei fonemi palatali africati C e G e dall'altra a dei fonemi velari occlusivi C e G. Questi ultimi non creano grandi problemi a un spanno-parlante, però sì bisogna ricordare che la G è sempre, è sempre occlusiva e quindi un contrario di triste, allegro, ha una G molto più forte dell'allegre spagnolo. Ma il problema è la resa grafica di questi suoni e visto che vedo che molti studenti si confondono ho deciso di fare un esperimento. Adesso ti racconto la storia che mi ha raccontato la maestra degli elementari quando io imparavo a scrivere, tanti tanti anni fa. Cominciamo. C'era una volta una coppia sposata che aveva cinque figlie. I genitori si chiamavano C e G. Sinceramente non so di che sesso sono, credo che non lo sappia nessuno. Le figlie invece si chiamavano A, O, U, non le sto dicendo in ordine alfabetico, le sto dicendo in ordine di età. Per questo erano le tre grandi. Poi venivano due figlie più piccole, la quarta era la E e la piccolissima, la piccolina, era la I. Tra A, O, U e le piccole I c'era parecchia differenza di età. Quando erano nate le prime tre, A, O, U, i genitori erano molto giovani, erano severi, li trattavano in modo duro, molto, molto duro. Quanto li vediamo insieme dobbiamo dire CACO-CUU, GA-GO-GU Invece quando erano nate E e I dopo tanto tempo i genitori un po' invecchiati, si erano raddolciti. Forse dovrei dire rammolliti, non lo so. In ogni modo li trattavano con molta dolcezza ed è per questo che quando li vediamo insieme dobbiamo dire CE, CI, GE, GI. però c'era un problema. A volte E e I erano molto birichine e C e G non erano proprio capaci di trattarle con durezza neanche in quei momenti in cui ce n'era proprio bisogno. E allora? Allora C e G chiamarono un'istitutrice tedesca, la signorina H. La signorina H era muta e severissima ed è per questo che se vediamo insieme C H E dobbiamo leggere che è ugualmente C H I chi è ugualmente G e Ghi. E vediamo potrebbe essere finita qui la storia e invece no non è finita perché c'è anche il fatto che C e G pensavano che in fondo qualche volta dovevano essere dolci anche con le figlie più grandi, le povere A O U, ma proprio non ci riuscivano. E qui cosa successe? La piccola I pensò che forse poteva essere d'aiuto e zitta zitta muta come la H a volte non fa come la i. La u non è mai muta, si sente sempre e quindi se vediamo cui dobbiamo leggere qui e ugualmente que, qua, quo. Quo crea un piccolo problema perché esiste quotidiano, quota, liquore, quoziente ma sono pochi perché dall'altra parte abbiamo la possibilità di scrivere cuore, scuola, cuoco, anche queste sono importanti. E ora non so se sei riuscito a prendere tutta questa informazione ma prova a scrivere. Hai un foglio e una penna? Scrivi. Chi ci dice quando quanto e quale cioccolato con gherigli di noce e nocciole mangia Gianni Cherchi con il genero Giuseppe e sua suocera Giorgia Chiurli? Tranquillo, lo ripeto più lentamente. Chi ci dice quando quanto e quale cioccolato con gherigli di noce e nocciole mangia Gianni Cherchi con il genero Giuseppe e sua suocera Giorgia Chiurli? Se vuoi manda indietro il video e se invece hai scritto adesso guarda l'ultima diapositiva e controlla quanto sei riuscito a fare.